In uno studio condotto presso cinque scuole medie in Belgio che ha coinvolto circa 400 studenti in età compresa tra i 13 e i 20 anni, il Professor Filip Raes ha concluso che “gli studenti che seguono lezioni di meditazione in orari scolastici manifestano una tendenza ridotta verso depressione, ansia e stress fino a sei mesi dopo. Inoltre, questi studenti hanno mostrato meno probabilità di sviluppare sintomi marcati di depressione.”
Un altro studio, condotto presso la University of California su un campione di pazienti che hanno sofferto di depressione in passato, ha concluso che la meditazione diminuisce sensibilmente la ruminazione mentale e i pensieri disfunzionali.
Un ultimo studio conclude che la meditazione può essere efficace nel trattamento della depressione in misura simile ad una terapia antidepressiva.
In una ricerca pubblicata nel Journal of Psychiatry, 22 pazienti a cui era stato diagnosticato un disturbo d’ansia o disturbo di panico sono stati sottoposti ad un training di 3 mesi su meditazione e rilassamento. Come risultato, per 20 di questi pazienti gli effetti di panico e ansia si sono sostanzialmente ridotti, ed i benefici sono perdurati nel tempo come confermato dalle successive visite di controllo.
Uno studio condotto presso la University of Wisconsin-Madison ha osservato come le pratiche di meditazione “Open Monitoring” o a monitoraggio aperto riducano la densità della materia grigia nelle aree del cervello collegate all’ansia e allo stress. Chi meditava era in grado di “seguire momento per momento il flusso di stimoli a cui il gruppo era sottoposto e manifestava una minore inclinazione a ‘rimanere bloccato’ su un qualsiasi stimolo.”
La meditazione Open Monitoring comporta il monitoraggio non reattivo dell’esperienza di meditazione attimo per attimo, ed è utilizzata principalmente come un mezzo per riconoscere la natura dei modelli emotivi e cognitivi.
In una ricerca condotta dalla University of Kentucky, i partecipanti sono stati testati su quattro diverse condizioni: controllo (C), sonno (N), meditazione (M) e privazione del sonno con meditazione. Hanno preso parte all’esperimento sia non meditatori che meditatori principianti e meditatori esperti. I risultati suggeriscono che:
La meditazione fornisce un miglioramento delle prestazioni a breve termine, anche in meditatori principianti. Per i meditatori più esperti, più ore trascorse in meditazione sono associate ad una diminuzione significativa nel tempo totale di sonno se confrontati con individui dello stesso sesso ed età che non praticano la meditazione. Se la meditazione sia in grado o meno di sostituire effettivamente una porzione di sonno o un debito di sonno è sotto ulteriori indagini.
Le donne in gravidanza che hanno preso parte ad un corso formativo di dieci settimane su yoga e meditazione hanno registrato una significativa riduzione dei sintomi depressivi, secondo uno studio pilota svolto dall’Università del Michigan. Le future madri hanno anche mostrato un legame più intenso con i bambini che portavano in grembo. I risultati sono stati pubblicati in “Terapie complementari nella pratica clinica”.
Tre studi sulla meditazione condotti su un gruppo di carcerati hanno suggerito che questa pratica può contribuire a ridurre l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti.
Questa è la conclusione di oltre 20 studi controllati attinti dai database di PubMed, PsycInfo, e Cochrane, che coinvolgono tecniche di meditazione, preghiera meditativa, yoga e risposta al rilassamento.
Un’altra ricerca conclude che la meditazione può essere efficace nel trattamento dell’ansia a un livello simile alle terapia a base di farmaci antidepressivi.
Un gruppo di neuroscienziati di Harvard ha condotto un esperimento durante il quale 16 individui sono stati sottoposti ad un corso di meditazione di otto settimane, tramite meditazioni guidate e integrazione della consapevolezza nelle proprie attività quotidiane. I risultati sono stati riportati dalla dottoressa Sara Lazar. Alla fine dell’esperimento, le risonanze magnetiche hanno mostrato un aumento nella concentrazione di materia grigia in corrispondenza delle aree del cervello coinvolte nell’apprendimento e nella memoria, ed in quelle che regolano le emozioni, il senso di sé e la prospettiva.
Altri studi, similmente, mostrano un aumento di materia grigia a livello dell’ippocampo e del lobo frontale nelle persone che meditano regolarmente
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