
Chi è Luca
Insegnate Yoga, Pilates, Posturologo, Kinesiologo, Introduttore alla Mindfulness.
Autore del libro "Il Karma che vorrei" (2020) e degli e-book "Dalla paura al coraggio" (2021), "Il viaggio del tuo karma" (2021), "11 esercizi salvaschiena" (2019), "Lo Yoga per diminuire lo stress in ufficio" (2019).
Ultima pubblicazione "Da bruco a SuperEroe" (2022).
Mi piace definirmi un Liberatore di talenti
Datti il permesso di SBAGLIARE
SBAGLIARE. Spesso viviamo questa parola come se fosse un demone con il quale non abbiamo nessuna possibilità di successo, come se fosse sbagliato sbagliare, come se fosse diabolico sbagliare o temere qualcosa di sbagliato, di diverso.
L’etimologia della parola sbagliare deriva da abbagliare, che a sua volta deriva da bagliore, ovvero dal latino “balium”, variante di phaliós ‘bianco, lucente’, quindi con davanti la s- sottrattiva, il significato diventa “senza luce”. Come se i nostri errori togliessero in qualche modo luce, trasparenza alla nostra vita. Sbagliare è qualcosa sicuramente di spiacevole, che ci pone davanti ai nostri limiti, ci mette di fronte alle nostre debolezze, ci sbatte in faccia la verità. Spesso un errore – dipende dalla entità – ci preclude delle nuove possibilità, ci sbarra la strada, non ci dà la famosa seconda chance. Ci mette in crisi, ci costringe a rivedere le nostre priorità, le nostre capacità, ci invita a rimetterci in gioco e in discussione.
Ho un ricordo nitido e preciso di quello che successe in 3° media, quando, l’insegnante di disegno artistico ci assegnò un compito da fare in classe. Dovevamo eseguire un disegno di quello che il nostro stato vitale esprimeva in quel momento. Quando consegnai il disegno, l’insegnate mi chiese il diario perché voleva convocare i miei genitori. In quel momento mi si gelò il sangue nelle vene, e il mio primo pensiero fu: “che cosa ho fatto di così brutto? È davvero così orribile il mio disegno?”
Non ho memoria di mia nonna paterna che mi picchiava sulla mano sinistra perché vide che sin da piccolo iniziamo i miei primi rudimenti di scrittura con quella che veniva chiamata “la mano del diavolo”. Me lo raccontava spesso mia madre, e come mio padre si infuriava con mia nonna per impedirglelo.
Un senso di sfiducia, frustrazione e sconforto prese il sopravvento, fino al fatidico incontro dei miei genitori e l’insegnate; Io ero presente in classe e mi tremavano le ginocchia nell’aspettare il verdetto. Quando l’insegnate prese la parola di fronte ai miei genitori, tirò fuori il mio disegno e disse: “vostro figlio ha un enorme talento, mi raccomando stategli vicino e non fatelo smettere.”
Sbammm! Nonostante è assolutamente comprensibile che era un complimento ed un incoraggiamento per la natura emozionale che stavo esprimendo attraverso il disegno, per me fu come mettermi a nudo. Mi avevano scoperto. Proprio a me dicevano quelle cose, a me che fin da bambino ero sempre stato socievole e gioioso ma nello stesso tempo schivo, introverso, timido, in quel momento ero completamente perso, non avevo più le mie certezze; forse avevo paura di qualcosa, ma a 13 anni la mia consapevolezza delle emozioni era praticamente inesistente.
Invece di essere contento di quello che gli altri vedevano in me, ne ero terrorizzato, e quindi si può anche immaginare quale è stata la mia reazione: smisi subito di disegnare. Io disegnavo di tutto: paesaggi, animali, robots, qualsiasi cosa che nella mia fantasia creativa poteva farmi sognare e tenere in quel mondo fantastico dove potermi rifugiare. Quando questo mondo è stato scoperto non è diventato più mio, e quindi non era più così fantastico, non potevo più rifugiarmi come prima: ora era visibile a tutti.
E non ci fu verso di farmi cambiare idea, più insistevano i miei genitori, più la repulsione diventava forte. Nessuno era in grado di capire come mi sentivo in quel momento, e questo mi face ancora di più chiudere a riccio.
Ci furono successivamente altri episodi che mi portarono allo stesso epilogo, ma quello fu il più importante.
Crescendo, andando alla scuola superiore e con la mia chiusura nel fidarmi degli altri, spesso mi trovavo in difficoltà nel relazionarmi con gli altri, soprattutto con l’altro sesso. Ogni tentativo fallito di approccio ad una relazione era come una picconata al cuore; mi faceva sentire sempre più insicuro, sfiduciato ed impaurito; non mi sentivo abbastanza.
Dopo il diploma (sono perito informatico), mi dedicai finalmente a qualcosa che mi piaceva che mi ero scelto fin dal passato. Passato qualche anno, iniziai a mostrare interesse per il mondo del fitness.
L’inizio è stato disastroso: con la chiusura emozionale che avevo, mi scontrai con un mondo completamente opposto a me, ma grazie agli incoraggiamenti di una ragazza che frequentavo all’epoca, divenne non solo una passione ma anche un lavoro vero e proprio. Nel ’95, dopo vari studi e diplomi per diventare insegnate, mi approcciai in questo ambiente molto lontano da me, che metteva in risalto proprio tutto: tutti gli occhi erano puntati su di me, ancora una volta.
Ma fu un’escalation così rapida e positiva che mi fece comprendere quanto fosse radicata in me il desiderio di aiutare le persone.
E così, nel 2002, aprii il mio centro sportivo: finalmente mi sentivo a casa, stavo facendo quello che volevo veramente, mi ero costruito il mondo come lo volevo io, avevo una relazione stabile, cosa volevo di più?
E tu che stai leggendo avrai potuto pensare: “wow, hai raggiunto il tuo sogno, hai sconfitto il passato.”
Purtroppo o per fortuna, non fu così. Dopo qualche anno, anche se gli affari andavano a gonfie vele, iniziai ad avere un senso di pesantezza, dato dal fatto che dovevo accontentare tutti i clienti, ma ognuno diceva la sua: chi lo voleva bianco, chi lo voleva nero, che lo voleva lato, chi lo voleva basso, insomma mi facevo sbattere a destra e a sinistra come una bandiera al vento, e comunque c’era sempre qualcuno che non era mai contento.
Iniziai a dormire male di notte, e già alla domenica avevo l’angoscia di andare al lavoro e vedere quelle persone alle quali non andava mai bene quello che facevo.
Nel 2008 saltò il tappo; gli incassi cominciarono a calare e il mio unico obiettivo era vendere tutto: avevo fallito, ma preferivo il fallimento piuttosto che sentirmi di nuovo frustrato e in preda alle mie paure.
Il 2009 è stato dedicato alla ricerca di acquirenti: ne trovai anche un paio interessati, ma per qualche “strano” motivo non andò nulla in porto, e quindi mi ritrovai punto a capo con una zavorra ancora più pesante adesso.
Questo fu il momento più buio, dove non avevo nessuna direzione, nessun appiglio a cui aggrapparmi.
Forse era il momento di cambiare direzione, o meglio, cambiare veramente il modo con cui mi relazionavo alle vicissitudini della vita.
Era venuto il momento di affrontare il blocco che avevo lasciato alle spalle, perché era ancora li, non se ne era andato, l’avevo soltanto nascosto, dimenticato.
Avevo paura di essere giudicato e avevo paura del fallimento, sentirsi un fallito, una persona non in grado di farcela da solo; non mi sentivo abbastanza bravo, abbastanza intelligente, abbastanza desiderabile.
Compresi ed iniziai un percorso di riscoperta emozionale, e ricordo una frase che viene dagli insegnamenti buddisti che mi colpì molto appena la sentii: “ognuno di noi è perfettamente dotato e a suo agio così com’è. Abbiamo già tutto dentro, bisogno solo allenarlo.”
Wow, mi vengono ancora i brividi ogni volta che la penso; cioè tu mi stai dicendo che io, che ho allenato il corpo per anni e anni, dovevo allenare la mente e soprattutto che ho già tutto quello che mi serve e non mi manca niente?
Ecco la chiave: la mente. Osho diceva: “la mente mente”, cioè ha la capacità, per proteggersi dalle sofferenze, di alterare la realtà facendola percepire desiderabile e assoluta, finché non scopri che è solo una proiezione, una finzione della mente.
Questo mi permise davvero di affrontare il mio blocco con serenità e fiducia delle mie capacità.
Studiando, testando, provandolo sulla mia pelle, ho compreso che ognuno di noi ha un suo tempo di crescita e maturazione, perciò ognuno di noi sta vivendo la sua vita con il proprio livello di consapevolezza, che col tempo aumenterà, facendo emergere la reale natura di ognuno di noi, e così anche il senso della vita.
Forse devo proprio ringraziare mia nonna per aver fatto questo viaggio.
Sembrerebbe che oggi, nella quasi totalità dei casi, il livello di consapevolezza della gente non sia ancora arrivato a quel livello, il che giustificherebbe il fatto che stiamo vivendo senza sapere il perché, e perché vediamo tanti accadimenti che ci scuotono negativamente l’animo. Tuttavia in questo preciso periodo storico esiste una fetta di persone sul pianeta che è leggermente diversa.
Se in questo momento della tua vita ti stai chiedendo quale sia il senso della vita? Perché la tua ansia, lo stress, e la paura ti fanno sentire in un tunnel senza uscita? potrebbe voler dire che sei pronto o pronta a metterti al lavoro per fare un’esperienza, per sviluppare in te quel punto di vista del quale sentire il senso della vita dentro di te, come?
Beh qui si basa tutto il mio lavoro, guidarti alla scoperta di te stesso verso una nuova, fantastica avventura.
Magari ora ti starai chiedendo: “Quali sono le garanzie di successo?”, “Funzionerà anche per me?”
Esistono 3 categorie di persone al mondo, in base a come affrontano una nuova situazione.
Nella prima categoria fanno parte tutti coloro che vogliono cambiare qualcosa della loro vita ma la mancanza di consapevolezza della loro mente farà in modo che abbandoneranno subito o in brevissimo tempo, rinunciando ai propri sogni e desideri.
In questi casi la risposta della mente al cambiamento è molto forte: le persone si bloccano, inventano scuse incredibili, addirittura si ammalano per non fare nessun cambiamento.
La seconda categoria è molto interessante, perché è simile alla prima ma persistono, e pian piano, con un lavoro costante, trasformano.
La terza categoria è la categoria alla quale voglio che tu appartenga. Le persone di questo tipo sanno che la mente lavora per loro e le protegge dalla sofferenza. Si assicurano che la mente sia a conoscenza che ciò che vogliono non è motivo di sofferenza, ma di crescita, e perciò arrivano più velocemente all’evoluzione.
Personalmente posso solo garantirti una cosa, che provo ogni giorno sulla mia pelle: se ti permetterai di cominciare un percorso di ricerca interiore con una certa serietà, non dovrei aspettare decenni per vedere i primi risultati, la tua vita comincerà a mutare da subito, questo è sicuro.
Si tratta di un cammino nel quale ti guiderò passo dopo passo, che aumenterà il tuo stato di coscienza facendoti realizzare ogni giorno di più la tua vera natura e con essa il tuo vero senso della vita.
Un’esistenza vissuta senza scopo o valore, senza conoscere la ragione per cui si è nati, è triste e debole. Vivere, mangiare e morire senza un vero scopo rappresenta il mondo di Animalità.
Agire, creare o contribuire a qualcosa che sia di beneficio alla società e a noi stessi, dedicandoci con tutte le nostre forze a questa sfida, è un modo di vivere che genera felicità, soddisfazione e valore. E’ un modo di vivere umanistico e nobile.
Ma come prima cosa, si parte da sé stessi!
Se quello che hai letto risuona in te, bene, allora è il momento di agire.
Se quello che hai letto ti sembrano delle parole al vento, bene, non è ancora arrivato il tuo momento, probabilmente ci vorrà ancora tempo e sofferenza, magari ci rivedremo tra qualche anno.
Il primo passo é capire a che punto sei ora:
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